Progetti Fotografici

Omnia mea mecum porto – Copertina

Omnia mea mecum porto – 01

Omnia mea mecum porto – 02

Omnia mea mecum porto – 03

Omnia mea mecum porto – 04

Omnia mea mecum porto – 05

Omnia mea mecum porto – 06

Omnia Mea Mecum Porto

Il bagaglio del nostro passato è qualcosa che continua a vivere in noi.

Guardiamo gli spazi che ci circondano quotidianamente fin da quando nasciamo. E tra questi la casa. Il luogo dove si ritorna ogni giorno, il luogo da cui si esce per incontrare il mondo, il luogo che in modo più o meno consapevole continuiamo a modificare riempiendolo di segni del nostro passaggio, di impronte della nostra presenza, in un dialogo muto fatto di rassicurante stasi (quella della casa) e di movimento creativo (quello di chi la abita).

Mela Wayfinder racconta con 6 scatti fotografici il rapporto con la sua casa d’infanzia nel momento in cui dovrà lasciarla. Sono autoscatti dove l’artista sceglie di rimanere fuori fuoco comunicando una sensazione di evanescenza come se stessimo accedendo a uno spazio del ricordo in cui si va perdendo la nitidezza dell’immagine. Mela diventa una sorta di fantasma che vaga nei luoghi dove un tempo ha vissuto. La casa verrà imbiancata e i segni sulle pareti scompariranno alla vista. Non avremo più traccia della macchia di caffè schizzata per errore sul muro, e neanche dei poster o delle scritte sulle pareti di una camera da adolescenti. Eppure qualcosa di invisibile, espresso proprio dall’evanescente figura dell’artista, rimarrà per sempre. Tutto svanisce e al tempo stesso tutto continua a vivere in noi e noi a vivere in ogni luogo in cui passiamo. Ogni essere vivente lascia una traccia del proprio passaggio. Visibili o invisibili che siano, i nostri pensieri, le nostre azioni quotidiane, le parole, le canzoni che affidiamo all’aria, permangono in una dimensione che travalica la tangibilità sensoriale.

Tra abitazione e abitante si crea un sorta di dialogo perpetuo dove la casa continuerà a vivere in chi l’ha abitata e viceversa.

Abitare equivale dunque a un gesto di responsabilità verso l’ambiente. Che sia una stanza, una casa, l’androne di un palazzo dove passiamo rapidamente ogni mattina, l’intero pianeta o il nostro corpo perfetto. Lasciamo costantemente tracce più o meno visibili che verranno colte inconsapevolmente da chi abiterà quei luoghi dopo di noi.

Omnia Mea Mecum Porto: tutto ciò che posseggo lo porto con me. E’ il nostro bagaglio che ci caratterizza, ci trasforma, a volte ci affatica e altre ci alleggerisce. Un bagaglio che in questo caso è fatto di ricordi di una dimensione spazio-temporale che non esiste più, ma che proprio per questo prende una consistenza diversa, persistente, forse immortale. E allora i segni di una casa, le tracce umane lasciate sulle pareti diventano una sorta di misterioso alfabeto che solo chi ha vissuto sa interpretare.

Porto con me tutto ciò che posseggo. E’ anche una riflessione sul significato del possesso legato ai luoghi. Si possono possedere terre o case? Il potere d’acquisto economico può espropriare, separando, abitanti da abitazioni?

Nel progetto di Mela Wayfinder il possesso economico perde potere, lasciando spazio a un rapporto di intimità che va oltre “il mattone” e che travalica la dimensione temporale mostrando una sorta di essere umano-lumaca capace di portarsi dietro case e vissuti, lasciando tracce d’argento.

Omnia Mea Mecum Porto

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questa non è un’esercitazione

Questo progetto parte parte dall’idea pirandelliana per cui dentro ognuno di noi ci sono multiple possibilità più o meno inespresse. Vuole concentrarsi su come piccoli dettagli cambiano completamente la percezione che abbiamo di noi stessi e anche quella che hanno gli altri. In particolare ho lavorato su un diverso tipo di rasatura della barba e l’ho abbinato ad un abbigliamento. Immediatamente questi elementi ci portano avanti e indietro nel tempo, collegandosi ad aspettative differenti nei confronti di una persona che magari non conosciamo.

Lavorare sul pregiudizio, sull’aspettativa e sulle categorie, positive e negative, potrebbe essere oggi la chiave di molte porte chiuse.

Il mio impegno vuole essere quello di ascoltare l’altro prima di creare in me un’immagine di lui che lo cristallizzi in qualcosa che realmente non è. Questa non è un’esercitazione è la vita.

Questa non è un’esercitazione

Mela Wayfinder © Silvia D'Orazi | Tutti i diritti riservati | Design by Cali Agency